Corriere dello Sport – E D’Alessandro studia per diventare un esterno da 4-3-3

Il pensiero di Zeman lo attraversa e non può lasciarlo indifferente. Le lezioni del boemo le definisce  «il sogno». Ma Marco D’Alessandro, a 21 anni (e 88 presenze nei campionati professionistici), svela anche l’insospettabile capacità di tenere i piedi per terra. Sospira, riflette:  «Preferisco rientrare alla Roma dalla porta principale, temo che non sia ancora giunto il mio tempo. Un’altra esperienza in B non mi farebbe male» . Al Verona, dove ha giocato in prestito nell’ultima stagione, spetta la prima parola per la metà del cartellino, i giallorossi probabilmente eserciteranno il diritto di controriscatto per poi girarlo altrove.  Riavvolgiamo il nastro: 21 marzo 2009, Spalletti gli concede l’esordio contro la Juve all’Olimpico, Buffon si supera su un suo tiro indirizzato nel sette. Applausi. Ricordi:  «Non mi rendevo conto di quello che stava accadendo, il mister nonostante la sconfitta per 4-1 mi avvicinò e mi disse che doveva essere l’inizio di una grande carriera» .
Quel giorno fu schierato in alto a destra, lui ammette candidamente di trovarsi meglio dall’altra parte del campo:  «A sinistra posso sfruttare la mia tecnica, rientrare e calciare con il piede preferito. Così mi riescono più giocate, altrimenti rischio di essere troppo lineare» .  Ora il ragazzo cresciuto nel vivaio romanista è un osservato speciale del Livorno e del Cesena:«Due soluzioni che mi andrebbero benissimo, due piazze che esaltano i giovani volenterosi» . In tema di vivai D’Alessandro si lascia andare ad una considerazione: «In Italia girano un po’ meno soldi rispetto al passato, la cantera azzurra mi sembra che stia tornando di moda». A proposito di azzurri, Marco spende parole di elogio per un ex compagno di squadra speciale:«La Roma è sulle tracce di Destro? Farebbe un gran colpo, lo conosco bene, ho giocato con lui nell’Under 17, 19 e 21. Chi lo ha seguito non può essere meravigliato dalla stagione che ha disputato» . Parlare della Roma che verrà è un colpo basso alla sua nostalgia della Capitale:«Mi mancano le mie abitudini, mi manca l’aria scanzonata della città. A Verona mi sono ambientato bene, è una splendida piazza, ci sono anche i sampietrini… certo, quelli di Roma sono un’altra cosa» . Trattiene il respiro. Trattiene i sogni. Zeman è là. Appuntamento al futuro?

Corriere dello Sport – Simone Di Segni

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