Berdini va via e lancia accuse: «Grillini, altro che legalità…»

Corriere della Sera (A.Arzilli) – Paolo Berdini esce dalla giunta sbattendo la porta. Anzi, «avvelenando i pozzi», ghigna qualche consigliere M5S commentando all’uscita delle agenzie. «Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche – la nota dell’ex assessore -,. E poi: «Mentre le periferie sprofondano in degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo stadio della RomaBerdini in un secondo flash dell’Ansa. Era mia intenzione servire la città mettendo a disposizione competenze e idee. Prendo atto che sono venute a mancare le condizioni per poter proseguire il mio lavoro». Seguono le «dimissioni irrevocabili» con cui è l’assessore a spazzare via la riserva posta sulla sua testa da Raggi.

Un’altra grana per la sindaca costretta ad avocare le deleghe all’Urbanistica per poi girarle al sostituto: il vicesindaco Luca Bergamo è la soluzione estrema se i sondaggi con Alberto Coppola, docente alla Federico II di Napoli, non andassero a dama. In ogni caso la macchina amministrativa del Campidoglio continua a perdere pezzi. Da settembre, infatti, la giunta è un viavai: dalle dimissioni finite sui tavoli della Procura di Carla Romana Raineri e Marcello Minenna, rispettivamente ex capo gabinetto e ex assessore al Bilancio. Oggi il capo gabinetto è virtualmente Virginia Proverbio, ma formalmente la casella è ancora vuota. Mentre al Bilancio il sostituto di Minenna arriva a ottobre dopo una pesa obbligata nello staff della sindaca: l’investitura è per Andrea Mazzillo, ma dopo l’inciampo con Raffaele De Dominicis, assessore per soli quattro giorni. Ma fu solo il principio. Perché di lì a poco si sfilò anche il capo della Ragioneria, Stefano Fermante. E a dicembre si scatenò l’altra bufera sul Campidoglio.

Tutto in pochi giorni: il 13 l’assessora all’Ambiente Paola Muraro si dimette dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia dalla procura di Roma. Raggi conferma con un video postato su Facebook nella notte nel quale si vede la maggioranza riunita e attonita. Anche se in realtà per Muraro le critiche erano cominciate subito dopo la nomina: la base del Movimento sopportava alcune sue posizioni in materia di rifiuti e l’insofferenza aumentò a dismisura quando vennero alle luce delle cifre della sua esperienza in Ama (dodici anni da consulente, compenso di oltre un milione di euro). Quindi, il 16 dicembre, la situazione precipita dopo l’arresto di Raffaele Marra, ex vice capo gabinetto dirottato da Raggi a comandare il Personale del Comune contro il parere dei vertici nazionali del Movimento. Ventiquattromila dipendenti, un potere enorme esercitato in un ruolo chiave della macchina capitolina. Il cui arresto provocò il reset del famoso «Raggio magico» e, quindi, il restyling della squadra della sindaca che, intanto, scopriva di essere indagata per abuso d’ufficio e falso. E che si vide costretta a rinunciare a Salvatore Romeo, ex capo della sua segreteria, dopo l’inchiesta che portò in superficie la stranezza della procedura di assunzione: ingaggiato con balzo triplo di stipendio dopo l’aspettativa da dipendente comunale. E pure a Daniele Frongia, che in giunta c’è ancora ma che è stato demansionato per far scomparire il sospetto di una sindaca eterodiretta dai suoi fedelissimi. Frongia era capo gabinetto, poi vicesindaco e quindi delegato allo sport. Un campionario di dimissioni, revoche e cambi di poltrona che ha portato la giunta a riunirsi appena 43 volte in otto mesi di governo. E adesso pure Berdini, saltato per l’affaire stadio. La domanda è: sarà stato l’ultimo addio?

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