Amuleto Totti, negli Usa si decide il rinnovo

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Il Tempo (A.Serafini) – Gli indizi sono finiti, di prove ce ne sono fin troppe. L’amuleto Totti è tornato a colpire anche ieri con il Napoli, perché quando le cose non vanno per il verso giusto, il capitano è sempre pronto a metterci lo zampino. Non è certo una questione di fortuna, considerando che il determinante aspetto tecnico delle giocate viene esaltato anche dall’atmosfera che ogni volta trasforma l’Olimpico dopo il suo ingresso in campo.

A fine gara Totti ha preferito imboccare in fretta il tunnel degli spogliatoi, ma con il sorriso sulle labbra, concedendosi soltanto qualche bacio indirizzato verso la tribuna. Un clima più disteso che prima di uscire dall’Olimpico gli ha permesso di concedersi una battuta riferita a quel cambio di gioco che ha dato il via all’azione del gol, «Quella palla viaggiava da sola» ha detto, in linea con il commento della moglie Ilary Blasi: «Francesco è sempre decisivo». Il nodo però rimane lo stesso: mentre il campo continua a fornire segnali sulla competitività del numero 10, nel frattempo non arriva la decisione di rinnovare il contratto dagli States.

Ora, però, c’è un’apertura di Pallotta e il tempo per ufficializzare pubblicamente la decisione è agli sgoccioli. Come confermato prima dalla partita da Baldissoni, che in settimana volerà dal presidente negli Usa per la decisione finale, oltre a questioni relative allo stadio: «Totti – spiega il diggì – è un giocatore della Roma, non cambia qualcosa nel dialogo tra lui e Pallotta. Adesso ci avviciniamo a fine stagione e presto ci sarà una comunicazione in merito». Probabile che il tutto verrà annunciato entro la prossima settimana, un passaggio necessario per permettere in caso ai tifosi della Roma di assistere a quella che potrebbe essere l’ultima partita di Totti all’Olimpico, domenica 8 maggio con il Chievo. O di festeggiare il rinnovo. Spalletti non sarà un ostacolo: «Francesco fa comodo anche 15 o 20 minuti, si porta dietro un entusiasmo che la squadra subisce positivamente. Questa è casa sua, l’Olimpico è il suo divano. Sono stati costretto a farlo giocare perché aveva segnato tre gol, ho pensato anche a schierarlo dall’inizio».

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