2013, Udinese-Roma 0-1. Un americano a Roma: decide Bradley, con il sostegno di 4000 tifosi

Pagine Romaniste (L.Fantoni)30 punti, 10 vittorie e 1 gol subito. Questo è lo score stratosferico della prima decade di partite di Garcia sulla panchina della Roma. Sembrava l’anno perfetto, quello giusto per vincere qualcosa. Sappiamo tutti come è andata a finire ma resta il fatto che, quello del 2013/14, resta il miglior avvio di stagione della storia giallorossa. Quel freddo pomeriggio di fine ottobre i capitolini erano di scena ad Udine: Totti e Gervinho erano infortunati, i bianconeri non perdevano in casa da 13 mesi e la serie di vittorie consecutive era arrivata ad 8, ad un passo dal record della Juventus del 2005/06. Insomma, un tipico scenario da suicidio romanista. E invece no. A decidere il match fu l’uomo immagine della proprietà americana, quel Michael Bradley che a Roma fu tanto amato per la sua capacità di mettersi al servizio della squadra senza mai voler essere un protagonista. Quella sera, tuttavia, lo diventò. Il tecnico francese decise di escludere, almeno inizialmente, lo statunitense e di affidarsi al consueto 4-3-3 con De Sanctis tra i pali, Maicon a destra, Balzaretti a sinistra e Castan e Benatia al centro. De Rossi, Strootman e Pjanic formavano il terzetto di centrocampo mentre le due ali erano Florenzi e Ljajic con Borriello unica punta. L’Udinese di Guidolin rispondeva con un 3-5-2 con la coppia Muriel-Di Natale in avanti.

A STELLE E STRISCE – Non è un caso riuscire a collezionare 7 clean sheet su 8 partite. La difesa di ferro era sicuramente una delle armi migliori di quella Roma. Certo è che quel giorno, un ragazzotto colombiano che rispondeva al nome di Luis Muriel, più che di ferro la fece sembrare di carta. Dopo pochi minuti infatti, l’ex Lecce parte in progressione e solo il palo gli nega la gioia del gol. È imprendibile: i romanisti riescono a fermarlo solo con il fallo tanto che De Rossi e Maicon vengono ammoniti. Gli attacchi dei giallorossi sono stranamente sterili e nel primo tempo ci prova il solo Pjanic con un tiro che si spegne sul fondo. I più pericolosi sono ancora i friulani con Muriel che trova Gabriel Silva ma il pallonetto del brasiliano è fermato sulla linea da Castan. Nella ripresa i capitolini sembrano entrare in campo con un piglio diverso. Ci provano subito Pjanic e Ljajic ma le loro conclusioni sono facili per il portiere Kelava. Al 65’ arriva la doccia fredda: Maicon commette un ingenuo fallo a centrocampo, viene ammonito per la seconda volta e quindi espulso. In dieci uomini la Roma si chiude dietro e Garcia decide di coprirsi ulteriormente inserendo Bradley al posto di Borriello. Mai scelta fu più azzeccata. Quattro minuti dopo il suo ingresso in campo infatti, riceve una palla da Strootman al limite dell’area, rimane lucido, e con il piattone destro mette la palla nell’angolino basso dove Kelava non può arrivare, mandando in visibilio tutti i tifosi della Roma, la polizia der Kansas City e chi più ne ha più ne metta.

VINCERE PER I TIFOSI – Quel giorno a Udine i tifosi erano circa 4000. Sabato saranno almeno 224, e soltanto perché la società bianconera ha permesso a coloro che avevano acquistato il biglietto prima di lunedi di entrare nel settore ospiti. La decisione, presa dalla prefettura di Udine, di vietare la trasferta in friuli a tutti i residenti nel Lazio è a dir poco incredibile. È assurdo punire un’intera tifoseria per l’errore (ancora da valutare in tribunale) di 21 persone. Tuttavia, anche senza i propri sostenitori, la Roma deve dare continuità alla propria striscia positiva, dimostrando di essere la squadra vista all’inizio della stagione. Il prossimo mercoledi torna anche la Champions League, con la partita con lo Shakhtar, ma i giallorossi devono tenere la testa concentrata sul campionato, soprattutto in un momento critico come questo nel quale le due dirette concorrenti, Inter e Lazio, sembrano in un periodo di appannamento e ogni vittoria potrebbe essere fondamentale per distanziarle in classifica. Prima si deve vincere sabato e poi si penserà a mercoledì, orrait?

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